GEOPATIE E MALATTIA

DI PATRIZIA BONIFFI

Una storia vera:

Nell’anno 1992 ci insediammo in un nuovo appartamento. Questo luogo non ci sembrava nostro, non lo vivevamo con gioia, avremmo scoperto dopo le influenze nefaste, dato che la forma della pianta era molto irregolare e anche le stanze erano per lo più asimmetriche, e il condominio era costruito su una fornace energetica. Continuammo la nostra vita relativamente in tranquillità fino al 1996.

A gennaio mio marito cominciò ad accusare una certa pesantezza alla prostata e sintomi specifici della cistite.

Dato il suo lavoro che lo mette quotidianamente a contatto con i medici di tutta la regione, non aveva che l’imbarazzo della scelta e quindi per tutto il mese di gennaio si fece seguire da un amico urologo, il quale con esami di laboratorio ed esami strumentali non rilevò nulla di patologico, se non che la prostata era effettivamente ingrossata. Gli prescrisse un antibiotico e partimmo per la settimana bianca.

Il viaggio fu un incubo, dovemmo fermarci per permettergli di scaricare poche gocce di pipì ogni mezz’ora, immaginando come avremmo affrontato l’intera vacanza.

Invece dal giorno successivo, i sintomi migliorarono, dal secondo giorno si può dire che la situazione era quasi normale e ovviamente pensammo che l’antibiotico funzionasse. Tornammo a casa più felici e rilassati, ma dal martedì successivo al nostro ritorno ecco i sintomi riapparire e in capo a pochi giorni, la pesantezza alla prostata lo portava ad avere fastidio anche solo stando seduto.

Provarono altri farmaci, fino a quando ad inizio aprile, egli iniziò a non poter lavorare per il malessere e i dolori che lo tormentavano, e si mise in permesso per malattia.

Aveva ormai assunto un colorito bianco-grigio e girava per casa disperato e senza ormai più soluzioni, passava un sacco di tempo a letto e peggiorava sempre di più, se possibile. Ricordo il pomeriggio in cui mi disse: “O mi suicido o vado a parlare con un tizio di cui ho avuto il nome dal dott. …, che lavora su pratiche energetiche particolari !”.

Telefonò a questa persona ed il mattino dopo si recò da lui. Egli, il terapeuta, esaminò la sua situazione (valutandolo da lontano con un biotensor) e gli disse di scambiare il suo posto del letto con me e di ritornare il mattino dopo. Eravamo alquanto scettici, ma disperati ed io cedetti il mio posto a letto a mio marito, ma andai a dormire in soggiorno.

Al mattino, mio marito era leggermente migliorato e dopo aver sviscerato il problema con il terapeuta, ci siamo ritrovato a scoprire che il punto del letto che corrispondeva al basso ventre di mio marito era interessato da un nodo della rete Curry, sovrapposto ad un nodo della rete Hartmann e che nel sottosuolo scorreva dell’acqua che amplificava i danni di queste emissioni. Tra l’altro sempre in corrispondenza con la nostra camera da letto c’era a pianterreno un box con un autovettura.

Decidemmo di spostare il nostro letto in una zona neutra dopo un’accurata indagine geobiologica, che rivelò che comunque la casa era costruita in modo discutibile su un terreno ancora più discutibile.

Inutile dire che dopo questi interventi la salute di mio marito migliorò fino alla quasi normalità, anche se la zona colpita resta sempre molto sensibile a qualsiasi agente disturbatore. Il nostro terapeuta gli disse che era stato molto fortunato, in quanto quella zona emetteva radiazioni così forti che lui se n’era accorto, e che se l’esposizione fosse continuata, si sarebbe probabilmente trovato con un cancro a qualche organo del basso ventre.

Alla fine della storia abbiamo cambiato casa e viviamo felicemente abitando in affitto in una casa che non è ovviamente nostra da un certo punto di vista, ma lo è dal momento che ci stiamo fisicamente bene e la adoriamo, sentendoci finalmente a casa.